Nel Medioevo il monte assume un ruolo diverso come sede di manifestazioni popolari a carattere ricreativo e religioso. La menzione in un documento del 1256 con il nome mons de Palio sembra provare per il monte e la sottostante pianura detta “Prati del popolo romano” una più antica e ormai consolidata tradizione di giochi pubblici, ricordati come ludi maximi del Carnevale romano. Il più famoso ludus Testacie era una sorta di corrida: sulla sommità del monte ad intervalli regolari veniva liberato un toro seguito nella discesa precipitosa sul pendio orientale da due carri con maiali all’interno. Ad attenderli nel campo erano i lusores che, armi in pugno, si contendevano ed uccidevano le prede in una ressa spesso mortale per gli stessi giocatori. Sempre nel Medioevo, il monte diventò anche la meta del “Gioco della Passione”, rappresentazione sacra che durante la settimana santa partiva dalla casa dei Crescenzi per concludersi sul monte simboleggiante il Golgota. A questa tradizione e alla via Crucis perpetuatasi nel tempo si richiama la croce in ferro posta sulla sommità del monte nel 1914..

Nei primi del Seicento sul pendio orientale del monte fu collocato il bersaglio per le esercitazioni dei bombardieri di Castel S. Angelo, il cui cannone era posizionato presso la piramide di Caio Cestio. Ma la più vistosa e grave alterazione fu provocata dallo scavo delle grotte per il vino alla base della collina, per la quale i primi provvedimenti di salvaguardia  furono emanati da papa Benedetto XIV nel 1742 e 1744  che ne vietavano lo scavo, l’asportazione “di cocci” ed il pascolo. 
Nell’Ottocento il monte continuò ad essere luogo di svaghi nel periodo della vendemmia e nelle famose “ottobrate romane” immortalate da Belli, Stendhal e Pinelli. A seguito della costruzione del quartiere Testaccio, il monte fu quasi del tutto circondato dal complesso del Mattatoio e da edifici abitativi. Al 1873 risalgono le prime indagini archeologiche del monte, che nel 1931 fu al centro di un intervento di sistemazione a verde della zona ad esso circostante e compresa tra le Mura Aureliane e via Zabaglia su progetto dell’architetto De Vico.

 

(A. M. Ramieri)

 

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