Ponte Sublicio
La tradizione letteraria lega l’Aventino alla leggenda della fondazione di Roma, identificandolo come il luogo ove Remo prese gli auspici, in contrapposizione alla scelta del Palatino operata da Romolo. L’originaria antitesi tra i due colli potrebbe aver origine nel periodo tardo-repubblicano come un tentativo di giustificare con una leggenda l'antico antagonismo (iniziato nel V secolo a.C.) tra patrizi e plebei, contrapponendo l’Aventino, quartiere di residenze e culti plebei, al Palatino, dimora del patriziato.
All’età regia risalgono le prime mura attribuite a Servio Tullio (VI secolo a.C.) conservate in alcune aree del colle. In quanto zona extrapomeriale, quindi esclusa dal confine sacro della città, l’Aventino fu sede privilegiata di culti di divinità straniere sin dalla prima età repubblicana. Lo stanziamento di popolazioni vinte, deportate dai centri del Lazio in seguito alle conquiste di Roma nel IV-III secolo a.C, sicuramente stimolarono la nascita e lo sviluppo di tali santuari. Il primo tempio costruito sull'Aventino del quale rimanga testimonianza storica è quello di Diana, eretto da Servio Tullio. Nelle sue vicinanze sorgeva il tempio di Minerva, centro di culto di diverse corporazioni di mestiere. Nell’area di Santa Sabina doveva inoltre trovarsi il tempio di Giunone Regina, dedicato nel 392 a.C. da Furio Camillo e, ancora, alle pendici del colle soprastanti le carceres del Circo Massimo, il santuario di Cerere, Libero e Libera dedicato nel 493 a.C. Quest'ultimo fu incluso all’interno del Pomerio nel I secolo d.C., durante il principato di Claudio.
In età imperiale si attestano anche culti di divinità orientali come il santuario di Giove Dolicheno, del 138 d.C. e gli ambienti sotterranei dedicati al dio Mitra sotto la chiesa di Santa Prisca, datati al II secolo d.C. Alla fine dello stesso secolo,nell’area sottostante Santa Sabina, si insediò una comunità per il culto di Iside.
Il colle fu inizialmente interessato da un’intensa attività edilizia di tipo popolare, incrementata dalla Lex Icilia de Aventino Publicando del 456 a.C., con la quale l’intero colle venne dichiarato di proprietà pubblica (ager publicus) e la sua terra venne distribuita alla plebe. Tuttavia non mancano testimonianze di alcune dimore signorili, come quella del poeta Ennio, che visse tra la fine del III e l'inizio del II secolo a.C. Sarà tuttavia solo in età imperiale che l’edilizia assumerà carattere prevalentemente aristocratico. Dalle fonti sono note le domus dell’imperatore Vitellio (seconda metà del I secolo d.C.) e in età traianea, oltre ai privata Traiani, la domus di L. Licinio Sura, generale e intimo amico dell’imperatore Traiano, adiacente con ogni probabilità alle terme omonime.
La ricchezza di queste dimore aristocratiche e dei loro proprietari fu probabilmente la causa dell'accanimento delle truppe di Alarico, re dei Visigoti, che distrusse interamente in colle durante il sacco di Roma del 410 d.C. Nel periodo immediatamente successivo fecero seguito numerose donazioni delle singole proprietà private alla chiesa, motivate in parte dagli alti costi di restauro e gestione delle unità immobiliari. A conseguenza di ciò, nel V secolo si svilupparono i primi edifici religiosi cristiani tra i quali le chiese di Santa Sabina, San Bonifacio e di Santa Prisca.
Il progressivo abbandono dell’area e l’inserimento degli edifici religiosi diede avvio ad una vocazione agricola del colle, la quale resistette anche all'espansione edilizia degli ultimi decenni dell'800 ed ebbe fine nel 1920 con il progetto del "piano urbanistico di lottizzazione". Purtroppo, nonostante l'esistenza di precise regolamentazioni, gli interventi stravolsero l'immagine architettonica del colle.



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